Il territorio di San Vito lo Capo
Il territorio di San Vito lo Capo, grazie alla sua felice posizione ed alla conformazione della sua baia, ben protetta dai venti, ha giocato sin dall’inizio della navigazione un ruolo fondamentale come punto di approdo e di riparo ed in seguito anche come centro produttivo e commerciale. Numerosi ritrovamenti sia terrestri sia subacquei attestano la frequentazione della zona in un arco cronologico di grande ampiezza. Sono le sue acque ad aver restituito però le tracce archeologiche più rilevanti. La penisola costituiva infatti un punto di snodo fondamentale all’interno delle rotte commerciali marittime che collegavano i paesi del Mediterraneo nel mondo antico.
Le prime scoperte di giacimenti subacquei si datano al 1992, quando si è individuata l’ubicazione di uno dei più importanti e più a lungo indagati siti sommersi italiani, il relitto arabo-normanno del Faro. Questa imbarcazione, databile in base al suo carico al XII – XIII secolo d.C., trasportava poco meno di mille anfore vinarie di ridotte dimensioni, altri contenitori più grandi adibiti probabilmente al trasporto di derrate alimentari solide e ceramica per uso di bordo.
Le acque antistanti San Vito presentano numerose insidie, la più pericolosa delle quali è indubbiamente la secca che costituisce il naturale prolungamento del Capo; essa rappresenta l’ostacolo principale per le imbarcazioni ed i molteplici ritrovamenti subacquei attestano che molte vi terminarono il loro viaggio tragicamente. Le indagini nel corso degli anni hanno consentito di individuare numerosi giacimenti subacquei che coprono un arco cronologico che va dal IV secolo a.C. fino ai nostri giorni. L’adiacente Seno del Secco, inoltre, era sede di un importante stabilimento di produzione del garum, una salsa di pesce molto apprezzata nel mondo romano, le cui tracce sono state identificate presso la dismessa Tonnara di San Vito, dove sono state portate alla luce delle vasche adibite a questa produzione. La presenza nelle acque del golfo di numerosi contenitori funzionali al trasporto di tale salsa è una ulteriore conferma della floridezza dei commerci nella zona.
Negli ultimi anni la scoperta di un imponente carico di macine in pietra basaltica, il cosiddetto relitto delle macine, ha aggiunto un nuovo tassello alla conoscenza dei traffici antichi, ponendo ulteriori importanti interrogativi ai quali le prossime campagne tenteranno di dar risposta.